Facciamo ancora un po’ il punto strategico sulla guerra all’Isis o guerra di Siria che dir si voglia. La situazione è a un punto di stallo e così probabilmente rimarrà a lungo. Perché?
Il problema principale è la quasi impossibilità di sconfiggere un nemico ben radicato sul territorio con i soli bombardamenti aerei. Puoi infliggergli dei danni, rendergli la vita difficile, ma non cacciarlo via. Torniamo qui al Vietnam: gli americani – che pure disponevano anche di numerose forse di terra – passarono anni a bombardare il Nord e il Sud del paese senza ottenere alcun risultato, se non mettersi contro tutta la restante popolazione civile.
Qui se vogliamo la situazione è ancora più difficile, essendo veramente esigue le forze di terra presenti da appoggiare. C’è il piccolo esercito curdo, qualche battaglione di rivoltosi non Isis e le forze governative di Assad. Ecco, queste ultime forse sono un pelo più consistenti ma proprio qui sta il punto: Obama e gli americani vogliono cacciare il vecchio leader dal paese.
Ma come si fa a combattere l’Isis e contemporaneamente anche Assad? È chiaro che parliamo di un dittatore sanguinario, ma serve un’intesa con lui o tutto sarà inutile. Ma prima di tutto serve un accordo molto preciso tra Nato e Russia. Putin deve limitare le sue pretese filo-assadiane e Obama non deve escludere a priori l’alleanza col vecchio satrapo siriano.
Insomma bisogna farsi dare delle garanzie da Assad ma lui è l’unico che può riunire una coalizione anti-Isis sul territorio. E per quanto possa disturbare mettersi con Assad, in questo momento sconfiggere l’Isis è la priorità assoluta, perché solo così si può sperare di mettere al sicuro (per quanto possibile) l’Europa.
L’unica alternativa a questo scenario è ingaggiare delle truppe di terra come fu in Kuwait, ma come abbiamo visto nessuno vuole delle perdite militari. E allora tutto non si può avere….