Continuiamo i nostri approfondimenti controcorrente sulla Guerra all’Isis andando oggi ad analizzare una questione sollevata per prima dal New York Times.
Qui in Italia si preferisce terrorizzare la gente con il rischio di attentati piuttosto che andare a fondo delle logiche strategiche che stanno dietro questo “strano” conflitto. Noi invece ci proponiamo di capire le dinamiche sul terreno.
Vediamo allora in cosa consisterebbe l’appoggio americano indiretto all’Isis. La Turchia così come il Qatar sta conducendo una politica dei due forni: a parole sono contro il terrorismo e alleati degli Usa di cui ospitano basi militari. Di fatto invece c’è il fondato sospetto che conducano traffici di armi con il califfato per garantirsi una sorta di esonero dagli obiettivi terroristici.
Il ruolo Usa nasce nel momento in cui si sospetta che una serie di voli di aerei da trasporto militare portino armi verso l’Isis. Si tratta di C-17 del Qatar, che consegnano merci alla Turchia con pianificazione logistica di una società controllata Boeing definita dai media statunitensi “l’agente di viaggio della Cia”. La qual cosa porta ovviamente a dedurre che il carico di quegli aerei non consista esattamente in beni umanitari.
Consigliamo a questo proposito l’analisi di Claudio Gatti comparsa sul suo gradozeroblog, di cui ci siamo avvalsi per raccontarvi la questione.
Nella cartina del NY Times sopra vediamo le principali zone d’azione dell’Isis allo stato attuale.